martedì 10 febbraio 2015


La moneta complementare


LE ORIGINI DELLA MONETA
La storia della moneta ha le sue origini nel VII secolo a.C. in Lidia, dove il re Creso creò "l'elettro" costituito da una lega di oro e argento, seguito nelle polis greche dal Dracma.
Ma perchè venne creata la moneta? Per rispondere a questa domanda bisogna fare un lungo balzo all'indietro e tornare alle origini dell'economia quando il commercio era rappresentato dallo scambio di beni tra due soggetti: il baratto.
Con il baratto non era possibile scambiare in modo efficiente le quantità di beni necessari: pensiamo ad esempio ad un falegname che aveva bisogno di grano in un determinato momento; poteva accadere che il produttore di grano non avesse bisogno di legno; quando il produttore di grano invece aveva bisogno di legno poteva accadere che non avesse grano disponibile da scambiare.
Per agevolare gli scambi era necessario uno strumento che permettesse al falegname di comprare grano senza necessariamente scambiare il suo legno e permettesse al produttore di grano di comprare legno senza dover scambiare grano: per soddisfare tali esigenze nacque la moneta.
Alle orgini venne pensata la creazione della moneta perchè il baratto, allo stato primordiale, presupponeva il materiale scambio dei beni (rari erano i servizi allora). Oggi il principio della moneta complementare è in parte assimilabile al baratto ma più sofisticato: lo scambio dei bnei non avviene materialmente ma avviene per mezzo della registrazione e gestione dei crediti reciproci.

Cos'è la moneta complementare
 - La moneta complementare viene emessa in un mercato ristretto ed accettata volontariamente dagli aderenti al circuito commerciale. SI TRATTA DI MEZZO DI PAGAMENTO A TUTTI GLI EFFETTI COME L'EURO. Tutti gli aderenti al circuito riconosceranno a tale moneta il potere di essere utilizzata negli scambi commerciale e con i consumatori finali nell'ambito territoriale dove questa circolerà. Il circuito funzionerà come camera di compensazione di beni e servizi all’interno della quale le aziende comprano ciò di cui hanno bisogno e lo ripagano vendendo il proprio prodotto (o servizio) alla comunità.

Le valute complementari sono strumenti di scambio con cui è possibile acquistare beni e servizi affiancando il denaro ufficiale (rispetto al quale sono complementari). Solitamente le valute complementari non hanno corso legale e sono accettate su base volontaria, ciò contribuisce al loro aspetto identitario, cioè al loro identificare la comunità all'interno della quale sono usate alla stregua dei vantaggi di una tessera associativa.
Un sistema di valuta complementare è infatti accettato e utilizzato all’interno di un gruppo, di una rete, di una comunità per facilitare e favorire lo scambio di merci, la circolazione di beni e servizi all’interno di quella rete sociale, rispetto al resto della comunità.
Per comprendere le ragioni che danno vita a un sistema di valuta complementare, è utile rifarsi al significato antico del denaro: « Il denaro è un accordo all’interno di una comunità che accetta di utilizzare "qualcosa" come bene di scambio riconosciuto. »
Le valute complementari si collocano come “sistemi di accordo” all’interno di una comunità e vengono utilizzate proprio a questi fini. Esse promuovono la pianificazione a lungo termine, stimolando i partecipanti al circuito a investire in attività produttive connesse, piuttosto che nell’accumulo di denaro e incoraggiano gli scambi e la cooperazione con la propria rete di aderenze, attraverso la circolazione del bene di scambio a cui, solitamente, viene attribuito un valore etico e ideale.
La Banca del Tempo
Una particolare moneta complementare è la banca del tempo (abbreviato Bdt), dove in cambio di beni o servizi si offre il proprio tempo. Questo sistema, sempre basato su accordi volontari permette alle persone di offrire quello che hanno a disposizione, ossia il tempo, per ricevere in cambio beni e/o servizi. 

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